di Maurizio Maiorana
Francisco Canaro – Corazon de oro
Josè Santa Cruz… chi era costui? Una sorta di Carneade del Tango. In realtà fu il primo suonatore di bandoneon di cui abbiamo notizia. Attivo nel 1865, di colore, come quasi tutti i piu’ bravi bandoneonisti della prima epoca. Gli afro-argentini eccellevano in questo strumento che insieme alla fisarmonica animava feste e piazze nelle province del nord dell’Argentina. Gli italiani portarono il loro modo di suonare la fisarmonica, e dalla valle del Reno arrivo’ questo piccolo parallelepipedo, che suonava cosi malinconico….
38 tasti a destra e 33 a sinistra. L’occhio non li vede, bisogna sentirli sotto le dita, bisogna sviluppare una sensibilità particolare sotto i polpastrelli.
Bisogna saper dare ritmo, battendo il tallone per terra comprimendo cosi il fueye (il mantice) e producendo il tipico gemito ritmato dello strumento… bisogna gonfiare e sgonfiare ad arte il serpente… scaricarne l’aria attraverso il tasto metallico azionato dal pollice… E’ tutto qui, il bandoneon… e studio… studio… studio….
Caro bandoneon, hai attraversato tutte le epoche del tango, sempre incoronato come un re.
Dai primordi alla musica elettronica non hai perduto un milligrammo del tuo prestigio grazie a questo suono malinconico e rassicurante che ti ritrovi, grazie alla possibilità di essere strumento ritmico, armonico e melodico al tempo stesso.
Grazie al tuo modo di gemere in un assolo o di trascinare folle di ascoltatori e ballerini quando ti scateni in orchestre dal ritmo forsennato.
Hai fatto la fortuna di grandi musicisti, da Arolas a Piazzolla, da Troilo ad Alvarez… ma anche di grandi orchestre impazzite come quella di D’Arienzo che puntava tutto il suo stile sul ritmo dei bandoneones…
E’ vero che i grandi cantanti solisti del passato amavano cantare accompagnati dalle chitarre, ma lo facevano solamente perchè temevano che il tuo bellissimo e presente suono li potesse in qualche maniera penalizzare. La chitarra è piu’ discreta, meno invasiva…
Ma in tutte le epoche il suono del tango coincide per massima parte col suono del bandoneon. Non ci puo’ essere orchestra tipica del tango senza il tuo suono.
Forse nessun’altra cultura musicale si è identificata in un solo strumento come è successo a te, come succede a noi quando ascoltiamo o balliamo tango.
Oggi le migliori fabbriche di fueyes hanno chiuso e le nuove non sono all’altezza.
Ancora oggi i musicisti cercano di possedere un modello “doble A” magari degli anni ’40 o ’50.
In Argentina ho visto uomini piangere davanti a un bandoneon, non ne ho mai visti piangere davanti a nessun altro strumento: un motivo ci sarà.
Quando si pensa al tango il tuo suono lo si sente già dentro le orecchie ancora prima di ascoltarlo.
E’ questa la magia del tuo suono, piccola scatoletta-serpente, piccolo mobiletto estensibile, piccolo oggetto dall’apparenza innocua, capace invece di scatenare tempeste sensuali e ormonali, capaci di riempire milonghe e guidare i passi di milioni di persone che oggi praticano il tango.
Quanti tanghi dedicati a te già nei titoli:
Quejas de bandoneon, Che bandoneon, Bandoneon arrabalero, Mientras Gime El Bandoneon, Bandoneon, De mi bandoneon, Son cosas del bandoneon, Alma de bandoneon, Igual que un bandoneon, Calla bandoneon, Sollozo de bandoneon, Bandoneon amigo solo per citarne alcuni…
Piccola scatola sonora, piccolo scrigno di note ineguagliabili, tutti vorremmo suonarti, tutti vorremmo tirare fuori dal tuo mantice le magiche note di un tango ma solo pochi e a costo di grandi fatiche possono farlo. Privilegio di pochi per una goduria collettiva.
28, ottobre , 2009
Categorie: Ritratti . Tag:Bandoneon, Maurizio Maiorana . Autore: commentango . Comments: 3 commenti