Benvenuta Sara!

Anche se Commentango è una bacheca virtuale meno frequentata di qualche tempo fa, oggi voglio tornare a scrivere per dare il benvenuto a Sara. Benvenuta al mondo e benvenuta in questo piccolo gruppo fatto di affetti sinceri.Sara è un piccolo grande miracolo del tango e dell’amore, dell’amore di papà Antonio, già “papà” di questo blog e di tangoapalermo.com e al quale sono profondamente legata, e di mamma Cettina, che conosco da molto meno tempo ma che mi ha subito conquistata. E a Sara oggi voglio augurare una vita ricca di piccoli grandi miracoli e di amore. Benvenuta Sara!!!

Sconquassamenti da Tango

E il sentimento nasce per piccoli gesti senza peso, di quelli che si leggono nei libri, parlo di una magia comunicativa che si instaura tra un uomo ed una donna in un tango.
Quei due, quando ballano disegnano poesie per gli occhi e attorno loro emanano l’odore lieve del principio, la leggerezza della trasparenza. Attraverso i loro gesti sanno raccontare il tempo del tango. Un tempo che ti trascina dentro un gioco leggero e i loro movimenti ricordano le tende gonfie d’aria, il vento ed il silenzio fermo in quel gesto così naturale e involontario. Fermano il tempo e sanno far galleggiare le emozioni quei due.
Quei due, quando ballano ti portano lontano, in altri giorni e in altre notti, in altri ed infiniti gesti che non saranno più perché sono già stati, ma li hai rivisti attraverso loro.
Il tango di quei due, è come la vita, credo che nella vita non ci sia mai un punto d’arrivo, ci sono mille punti di non ritorno e appena ne passi uno ne intravedi un altro, e consapevole e leggera e spudorata, e anche un po’ puttana, raccogli tutte le tue energie e gli corri incontro. Il loro tango è proprio così.
Quei due, quando ballano un tango ti mostrano le loro ombre a sovrapporsi in giochi di rimandi e di ritorni.
Ed io, ho avuto l’onore di assistere a questa magia, domenica sera, in quella che è stata l’esibizione informale di Chico Frumboli e Juana Sepulveda.
Un grazie infinito agli organizzatori che li hanno portati in questa tre giorni di tango a Palermo. Grazie a Fiorella, Alessandro, Silvia e a tutto lo staff dell’Espace. Grazie ragazzi, vi sono infinitamente grata.
P.s.
Non avevo mai scritto sul commentango di Tango a Palermo, da principiante, quale sono e quale spero di rimanerlo per infinito tempo, mi sono sempre limitata a leggervi, ma dopo questo sconquassamento di emozioni non potevo proprio farne a meno.

di Bancomac

Respect…

Premessa, per mia natura non mi piace fare polemica, la evito accuratamente, né criticare sparando a zero. Ma dopo l’ennesimo calcio in milonga, l’ennesimo livido che porto a casa, stavolta dico quello che penso, tornando a scrivere dopo tanto tempo. E pazienza se ne verrà fuori una polemica o se qualcuno si offenderà. Sopravviverò.

Quando ho iniziato a ballare, una delle prime cose che mi è stata insegnata è il rispetto dello spazio, all’interno della coppia e nei confronti delle altre coppie. Come a me, è stato “predicato” a tanti, dagli stessi e da altri insegnanti, ma evidentemente per qualcuno (troppi, purtroppo) la presunzione supera la voglia di imparare.

Il risultato è che ballare in questa città è diventato una “lotta per la sopravvivenza”. Mentre balli però senti solo il dolore di un calcio (ma non senti la parola scusa), non ti accorgi del perché che invece vedi nettamente mentre stai seduta, a bordo della ronda. E quando guardo la pista quello che vedo non mi piace affatto. Vedo che la musica e il tempo sono per tanti un optional, vedo che andare indietro (non di un passo, ma di due, tre, quattro…) è un’abitudine pericolosa, vedo che tagliare la pista è la regola, vedo che la voglia di esibirsi a tutti i costi con passi complicati (a prescindere dallo spazio a disposizione) è diffusa anche fra chi non sa ancora nemmeno camminare… ho visto anche l’inimmaginabile!

Chi balla così, purtroppo, non ha capito niente! Niente del tango… e forse nemmeno niente della vita! Perché questo significa non avere rispetto (per la propria ballerina strapazzata a destra e sinistra e per chi sta intorno, che deve fare lo slalom), perché questo significa non avere coscienza dei propri limiti…

Il tango è condividere, in quei tre minuti, un’emozione. Il tango è sentire il proprio cuore battere al ritmo del compas. Il tango è due corpi che si muovono all’unisono, nella musica.

Tutto questo nelle milonghe palermitane, è un miraggio. È un miraggio perché troppi tangueri hanno fretta di imparare, di mettere dentro quante più nozioni e passi e figure possibili… e chi se ne frega se non ha una tecnica sufficiente (che si acquisisce solo con il tempo) per fare tutto ciò. È un miraggio perché impera la convinzione: “io principiante? Ma se imparo così velocemente!!! Non posso perdere tempo a fare la camminata…”. È un miraggio perché ciascuno dovrebbe seguire corsi adeguati al proprio livello, senza cercare scorciatoie… È un miraggio perché le donne permettono tutto ciò…

Rivoglio il Tango, quello vero, quello con la T maiuscola! Quello che ho imparato ad amare e rispettare… E so che come me lo rivogliono tanti tangueri e tante tanguere…

Retrato de Bandoneon

di Maurizio Maiorana

Bandoneon-curved

Francisco Canaro – Corazon de oro

Josè Santa Cruz… chi era costui? Una sorta di Carneade del Tango. In realtà fu il primo suonatore di bandoneon di cui abbiamo notizia. Attivo nel 1865, di colore, come quasi tutti i piu’ bravi bandoneonisti della prima epoca. Gli afro-argentini eccellevano in questo strumento che insieme alla fisarmonica animava feste e piazze nelle province del nord dell’Argentina. Gli italiani portarono il loro modo di suonare la fisarmonica, e dalla valle del Reno arrivo’ questo piccolo parallelepipedo, che suonava cosi malinconico….

38 tasti a destra e 33 a sinistra. L’occhio non li vede, bisogna sentirli sotto le dita, bisogna sviluppare una sensibilità particolare sotto i polpastrelli.

Bisogna saper dare ritmo, battendo il tallone per terra comprimendo cosi il fueye (il mantice) e producendo il tipico gemito ritmato dello strumento… bisogna gonfiare e sgonfiare ad arte il serpente… scaricarne l’aria attraverso il tasto metallico azionato dal pollice… E’ tutto qui, il bandoneon… e studio… studio… studio….

Caro bandoneon, hai attraversato tutte le epoche del tango, sempre incoronato come un re.

Dai primordi alla musica elettronica non hai perduto un milligrammo del tuo prestigio grazie a questo suono malinconico e rassicurante che ti ritrovi, grazie alla possibilità di essere strumento ritmico, armonico e melodico al tempo stesso.

Grazie al tuo modo di gemere in un assolo o di trascinare folle di ascoltatori e ballerini quando ti scateni in orchestre dal ritmo forsennato.

Hai fatto la fortuna di grandi musicisti, da Arolas a Piazzolla, da Troilo ad Alvarez… ma anche di grandi orchestre impazzite come quella di D’Arienzo che puntava tutto il suo stile sul ritmo dei bandoneones…

E’ vero che i grandi cantanti solisti del passato amavano cantare accompagnati dalle chitarre, ma lo facevano solamente perchè temevano che il tuo bellissimo e presente suono li potesse in qualche maniera penalizzare. La chitarra è piu’ discreta, meno invasiva…

Ma in tutte le epoche il suono del tango coincide per massima parte col suono del bandoneon. Non ci puo’ essere orchestra tipica del tango senza il tuo suono.
Forse nessun’altra cultura musicale si è identificata in un solo strumento come è successo a te, come succede a noi quando ascoltiamo o balliamo tango.

Oggi le migliori fabbriche di fueyes hanno chiuso e le nuove non sono all’altezza.

Ancora oggi i musicisti cercano di possedere un modello “doble A” magari degli anni ’40 o ’50.

In Argentina ho visto uomini piangere davanti a un bandoneon, non ne ho mai visti piangere davanti  a nessun altro strumento: un motivo ci sarà.

Quando si pensa al tango il tuo suono lo si sente già dentro le orecchie ancora prima di ascoltarlo.

E’ questa la magia del tuo suono, piccola scatoletta-serpente, piccolo mobiletto estensibile, piccolo oggetto dall’apparenza innocua, capace invece di scatenare tempeste sensuali e ormonali, capaci di riempire milonghe e guidare i passi di milioni di persone che oggi praticano il tango. 

Quanti tanghi dedicati a te già nei titoli:

Quejas de bandoneon, Che bandoneon, Bandoneon arrabalero, Mientras Gime El Bandoneon, Bandoneon, De mi bandoneon, Son cosas del bandoneon, Alma de bandoneon, Igual que un bandoneon, Calla bandoneon, Sollozo de bandoneon, Bandoneon amigo solo per citarne alcuni…

Piccola scatola sonora, piccolo scrigno di note ineguagliabili, tutti vorremmo suonarti, tutti vorremmo tirare fuori dal tuo mantice le magiche note di un tango ma solo pochi e a costo di grandi fatiche possono farlo. Privilegio di pochi  per una goduria collettiva.

Cartoline da Siracusa

tramonto ad ortigia

E torno ad amare il tango. Bastano due giorni al Siracusa Tango Festival per tornare ad amare il tango. Il mio tango. Quello che mi fa apprezzare la seduzione di una mirada, quello che mi fa godere di un abbraccio sconosciuto, quello che mi fa parlare tutte le lingue e nessuna, quello che mi fa sperimentare il gusto di un passo sconosciuto… Tutti piaceri che l’abitudine uccide.

Due soli giorni, sufficienti per apprezzare l’organizzazione perfetta di questo Festival, in cui nulla è lasciato al caso, in cui ogni location è da cartolina, in cui c’è e si sente la voglia di far stare bene chi viene qua da ogni angolo del mondo…

Riporto a Palermo i ricordi più belli: il tramonto sul lungomare di Ortigia, dopo un pomeriggio al Solarium Zen fra sole, mare e abbracci… l’alba al Castello Maniace, dopo una notte in milonga e neanche il vento, freddo e umido, mi fa arrendere a questa musica fantastica… i vicoli di Ortigia in cui passeggio riconoscendo i volti dei tangueri e dove mi pare di sentire, ad ogni angolo, le note di un tango… gli amici ritrovati e quelli nuovi di questo strano pazzo mondo del tango… la musica eccellente che ci ha accompagnato sabato notte e domenica pomeriggio e che ha creato un’energia speciale… e tutta la tenerezza di questo festival delle mamme ballerine.

per chi…tango…cosa???

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Titolo un po’ strano … è vero … mi è venuto di notte ed al mattino non sono riuscita a trovare una frase di senso compiuto che potesse spiegare quello che avevo in mente…

Vediamo…abbiamo parlato di abbracci tangueri…di emozioni descritte, sentite, desiderate e provate… abbiamo parlato un po’ di tutto…ma quello su cui vorrei soffermarmi oggi è:

ma il tango per voi cosa è?

Ecco un po’ il senso di quella domanda un po’ farfugliata e confusa…

Lasciando stare i luoghi comuni o le frasi già sentite del tipo: per me il tango è la vita…

Quello che vorrei stuzzicare in voi è la fantasia di descrivere nei modi più svariati ma attinenti alla realtà ciò che per voi rappresenta questo ballo, amato, odiato o incompreso da molti.

Ecco…proviamo a descrivere il tango ai profani in maniera tale che tutti possano capire ciò che proviamo e possano riscontrare le nostre stesse emozioni nelle situazioni della vita quotidiana…o proviamo a confrontarlo con altre passioni cogliendo le diverse sensazioni e appaiandole alle nostre.

Comincio io..

A me piace immaginare che la mia passione per il tango possa accomunarsi che so al bowling… per esempio la stretta delle mani è come la stretta del giocatore che tiene in mano la palla…e il rumore delle scarpe che strisciano sul pavimento può essere quello della palla che descrive il suo percorso per arrivare allo strike… anche nel bowling c’è l’attesa…l’attesa che la palla guidata dal nostro comando compia il suo percorso seguendo abilmente la traiettoria data da noi…(notate come anche nel modo di descrivere saltano agli occhi tante similitudini) e poi c’è lo strike a fine partita che, come la fine di un tango, segna un bellissimo momento di concentrazione ed emozione appena vissuto..

Certo come immagine è un po’ forte…ma se ci pensiamo un attimo ogni sport, ogni vera passione, o semplicemente ogni cosa che ci piace veramente può essere descritta così e può essere accomunata ad un’altra…perché in fondo ciò che realmente rende simili le mille cose è la passione che si mette nel viverle nel miglior modo possibile…

abbracci…

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A Roberto…

E’ passata una settimana dal tragico incidente in cui ha perso la vita Roberto. Il dolore è ancora vivo in tutti noi, insieme al desiderio di sostenere Marzia in questo momento difficile.

Per ricordare Roberto, io gli altri autori di “Commentango” abbiamo voluto scegliere le sue parole, il suo modo di vedere e raccontare il suo tango. E lo facciamo pubblicando una breve intervista che, più di un anno fa, avevo fatto con Roberto, in una sorta di viaggio fra le scuole di tango a Palermo pubblicato dal mensile “Cult”.

Ciao Roberto…

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Ciao Roberto …

Ciao Roberto

E IL TANGO DANZO’ NEL NIDO DI EL PAJARO

E IL TANGO DANZO’ NEL NIDO DI EL PAJARO

Diego Riemer torna a Palermo, di nuovo ospite di “Colortango”

 

x stefania foto Trentotto anni, una chioma lunghissima, un sorriso disarmante e impertinente. El Pajaro, al secolo Diego Riemer, e’ tornato a Palermo ospite di “Colortango” per un ciclo di lezioni con Maura Laudicina che lo riportera’ a Palermo il 2 marzo.

Una sensibilita’ straordinaria, sia sotto il profilo fisico che sotto quello della musicalita’, un metodo didattico capace di darti gli strumenti per sentire il tuo corpo e per insegnarti l’armonia con la musica, l’incontro di El Pajaro con il tango e’ avvenuto a 26 anni: “da piccolo il tango era un mito, mi piaceva la musica, guardavo i grandi come Pepito e Avellaneda, Tete, Chino Perico e vedevo questa danza come una cosa magnifica e misteriosa. Ho fatto una prima lezione, e mi e’ piaciuto. L’ho subito sentito come una cosa che mi apparteneva, faceva parte della mia “argentinita’”, del mio essere argentino”. 

Ai tempi della scuola lo chiamavano gia’ El Pajaro perche’, dicono, quando canticchia fischia un po’ come gli uccelli. Quando le vecchie milonguere di Buenos Aires hanno iniziato ad adularlo dicendo “sei leggero come un uccellino” la scelta di El Pajaro come nome d’arte e’ stata quasi obbligata. La musica, tutta, c’e’ l’ha nel sangue: ha iniziato a suonare la batteria a sedici anni e per sei anni ha continuato a farlo con diversi gruppi rock, nella sua Buenos Aires. Poi pero’ la passione per il tango, prima da musicalizador, poi da ballerino, insegnante e coreografo.

elpajaro e bèlen Dal tango per passione al tango per mestiere, El Pajaro e’ passato quasi per caso. “Lavoravo nel settore della pubblicita’ – racconta – e la mia agenzia stava chiudendo. Amavo gia’ il tango, mi impegnavo molto. Ho deciso che era il momento di iniziare anche ad insegnare. Ho anche fatto il musicalizador per qualche tempo”.

Ballare per scoprire. “Scoprire innanzitutto il rapporto con il proprio corpo: insegnando mi accorgo la difficolta’ che ciascuno ha di prendere coscienza della propria fisicita’. E il tango aiuta scoprire, aiuta a scoprire singole parti di ciascuno di noi e quello che con esse siamo in grado di fare”.

Ma se corpo e’ uguale a tecnica, El Pajaro ammonisce: “La tecnica non deve diventare l’aspetto piu’ importante, altrimenti tutto diventa freddo. La tecnica e’ uno strumento, non un obiettivo. E’ la musicalita’ la vera faccia del tango altrimenti si rischia di fare dei movimenti perfetti ma privi di qualsiasi vitalita’”.

Vive a Lione ma in Argentina va tutti gli anni, un ponte sospeso fra Europa e America latina sorretto dal tango. “Tornare mi serve per ricaricarmi, ma non penso a rientrare definitivamente. Il tango e’ un linguaggio universale ma anche un modo di manifestare la propria cultura e il proprio modo di essere, ovunque. E’ come parlare la stessa lingua ma hotel_guglielmo_ii_7feb09 060con accenti diversi. Fra l’Europa e l’Argentina e’ diverso il modo di concepire l’insegnamento: qui e’ vissuto con piu’ leggerezza, a Buenos Aires gli anziani quando sentono dire che molti della mia generazione insegnano sorridono…”.

A Palermo era già stato lo scorso anno, per un altro ciclo di lezioni con “Colortango”, poi di nuovo per il SiciliaTangoFestival 2008. “In Sicilia – aggiunge – mi stupisco tutte le volte dello spirito, dell’atmosfera sempre viva che trovo in questa terra”. E Palermo e’ pronta ad accoglierlo ancora, per l’edizione 2009 del SiciliaTangoFestival, insieme a Belen Giachello, sua compagna nel tango.

s.g.

A LEZIONE CON ALEJANDRA MANTINAN

Arriva a Palermo e Catania, ospite della Escuela de tango Argentino Diego Calarco, Alejandra Mantinan, ballerina, insegnante e coreografa che unisce all’eccezionale bagaglio tecnico, la spiccata personalità e la classe. Alejandra, che molti conoscono per averla ammirata nella famossissima milonga “La luciernaga”  e nel tango “Mala Junta“, dello spettacolo “Tango Passion”, terrà stages di tecnica per donna e per coppie a Palermo il 24 e 25 febbraio, ed a Catania il 26 febbraio.

Virtuale PA front 1        virtuale CT front

Per informazioni:

stage.mantinan@gmail.com

www.diegocalarco.com

http://danzaeterritorio.blogspot.com/